
Tessuti che salvano animali: viaggio in Botswana tra sostenibilità e meraviglia
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Quando siamo partiti per il Botswana
Non avevamo idea che i tessuti sarebbero diventati uno dei fili conduttori di questo viaggio. Eravamo in cerca di animali, paesaggi e artigianato, ma non sapevamo che avremmo trovato stoffe che raccontano una sostenibilità concreta, diventando un’alternativa alla pelle animale e, al tempo stesso, un pezzo di storia da portare a casa.
Prima tappa: Maun, il tessuto che non ti aspetti
Saremmo dovuti arrivare in Botswana via terra, attraversando il confine con il Sud Africa con le jeep che ci avrebbero accompagnato per tutto il viaggio, ma il nostro volo dall'Italia è cancellato e ci ha costretti a riorganizzare tutto.
Il resto del gruppo invece partiva da altri aeroporti ed è riuscito ad arrivare a destinazione come da programma, ritirando loro le Jeep e iniziando la "Traversata" da Johannesburg a Maun. Noi invece alla fine siamo arrivati In Sud Africa il giorno successivo e siamo stati costretti a trovare un volo di collegamento per Maun.
Ancora storditi dal cambio di piani, mentre andavamo a fare la spesa per riempire di cibo le jeep (che gli altri stavano portando attraverso la savana), abbiamo chiesto al tassista – con la sua auto scassata, ma un sorriso che si apre come il sole africano – se "Casualmente" conosceva un negozio di tessuti.
In un attimo ci ha portato in un piccolo negozio, dove abbiamo comprato ben 28 metri di tessuto colorato e profumato di quel tipico odore che poi avremmo imparato a conoscere. È stato il nostro primo incontro con il leteisi (o Shweshwe), tessuto di cotone rigido, stampato con motivi geometrici o floreali precisi, che scricchiola leggero quando lo tocchi e racconta un’identità. Qui in Botswana, questo tessuto tradizionale sostituisce la pelle animale nelle cerimonie, nei matrimoni, nei momenti importanti. Non serve cacciare, non serve uccidere: basta il cotone, le mani, i colori e le storie.
Seconda tappa: Kasane, sostenere comunità locali
A metà viaggio, abbiamo raggiunto Kasane, a nord, quasi al confine con Zimbabwe e Zambia. Avevamo deciso che volevamo sostenere le comunità locali, e quale modo migliore se non acquistare i tessuti che vendono sulle loro bancarelle lungo le strade?
Qui abbiamo trovato tessuti leteisi e tessuti idrorepellenti con motivi di savana, zebre e giraffe, perfetti per le nostre creazioni in Atelier. Li abbiamo acquistati sia all’arrivo sia prima di ripartire verso sud, quando uno sguardo a quelle stoffe ci ha fatto fermare ancora una volta. Da qui provengono i tessuti WAX e quei particolarissimi tessuti idrorepellenti con zebre e giraffe.
Terza tappa: Gaborone, tra mercati e negozi di tessuti
L’ultima ondata di acquisti è avvenuta a Gaborone, la capitale. Qui ci siamo immersi in una zona piena di negozi di tessuti, con scaffali di leteisi in ogni colore immaginabile, wax stampati localmente e tessuti intrecciati a mano con motivi che richiamano la natura africana.
In quei negozi, dopo aver studiato a lungo questi tessuti, abbiamo toccato con mano il loro significato: sono una scelta sostenibile, concreta e culturale che permette alle comunità di preservare le proprie tradizioni, generare reddito locale e offrire un’alternativa etica alla pelle animale. Nei matrimoni e nelle cerimonie, i leteisi hanno preso il posto delle pelli, portando colore, orgoglio e rispetto per la fauna che il Botswana custodisce con serietà e amore.
La storia dei leteisi
I leteisi (o Shweshwe) sono tessuti di cotone inamidato, caratterizzati da motivi geometrici e colori brillanti come blu indaco, marrone e rosso, resi iconici da piccole stampe regolari che si abbinano facilmente tra loro. La loro storia risale ai missionari tedeschi e francesi che, tra Ottocento e Novecento, portarono in Africa questi tessuti europei per scambiarli con le popolazioni locali, trasformandoli in simboli identitari.
Oggi vengono stampati principalmente da Da Gama Textiles in Sudafrica con un processo di stampa a rullo che utilizza ancora amido, dando al tessuto la sua caratteristica rigidità iniziale che con i lavaggi si ammorbidisce, rimanendo resistente e duraturo. Sul retro viene stampato il logo della casa produttrice come marchio di autenticità, dettaglio che amiamo e che conserviamo nelle nostre creazioni.
Questi tessuti non solo raccontano storie di donne che li indossano nei matrimoni e nei momenti importanti, ma come già detto offrono un’alternativa concreta alla pelle animale, evitando l’uccisione di fauna locale e promuovendo una filiera sostenibile che rispetta la biodiversità.
Come abbiamo organizzato il viaggio in Botswana
Spesso ci chiedete come organizziamo i viaggi, e questo in Botswana è stato uno dei più complessi da strutturare in autonomia. In Botswana, infatti, molte prenotazioni turistiche vengono gestite da agenzie locali e internazionali che fanno da filtro per campeggi e lodge.
Abbiamo studiato attentamente le tappe più adatte a noi, al nostro stile di viaggio e al ritmo che volevamo mantenere, costruendo un itinerario che abbiamo poi affidato a un’agenzia locale per la prenotazione dei campeggi, dei lodge e per il noleggio delle jeep con le tende sul tetto. Abbiamo trascorso circa metà delle notti in tenda e metà in lodge, mantenendo un buon equilibrio tra comfort e spirito di avventura.
Riguardo alle guide e alle escursioni, prenotare dall’Italia può essere molto costoso e poco flessibile. Così, la prima sera a Maun ci siamo fatti consigliare dei contatti e abbiamo trovato Lucky, la nostra guida, che ci ha accompagnati per tutto il viaggio dormendo nella quarta tenda sulle nostre jeep.
Il Botswana è un paese che basa la sua economia sul turismo responsabile e sulla tutela della fauna e della flora. Gli animali non vengono cacciati se non in rarissimi casi e il rispetto per la fauna è radicato nella popolazione. Per noi, viaggiare in Botswana ha significato immergerci in un documentario a cielo aperto, tra strade di sabbia, tramonti infiniti e la consapevolezza che ogni animale incontrato è realmente libero, i parchi nazionali non sono recintati (come neanche i campeggi) quindi ogni animale è libero di spostarsi come vuole e dove vuole.
Il racconto dei nostri 15 giorni in Botswana
Siamo partiti in sei: mia sorella e Leo da Ginevra, Raffo e Nora da Milano e io e Marco da Firenze. Ci saremmo dovuti trovare a Parigi per volare insieme a Johannesburg, ma il nostro volo è stato cancellato, costringendoci a ripartire il giorno dopo, arrivando con un giorno di ritardo. Gli altri quattro hanno ritirato le jeep e sono arrivati a Maun dopo due tappe, mentre noi li abbiamo raggiunti in volo, concedendoci un giro per spesa e tessuti in questa città degli asini, che qui girano ovunque tanto che gli hanno messo catarifrangenti alle orecchie per la notte.
Da Maun verso nord
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Prima tappa: Moremi Game Reserve
Abbiamo dormito in campeggio una notte nella zona di Khwai (Mababe Lodge e Campsite), più attrezzato, con lodge e piscina, dove un ippopotamo ci ha fatto visita davanti alla tenda. Il giorno successivo abbiamo fatto l’esperienza in mokoro, le tipiche imbarcazioni del delta del Okawango, e ci siamo spostati al Mbuti Campsite, spartano ma con una vista meravigliosa e ippopotami che nuotavano davanti a noi. -
Safari alla Moremi Game Reserve
Con Lucky abbiamo fatto il primo safari nella Moremi Game Reserve, vedendo quattro ghepardi che scrutavano una prateria piena di zebre, impala e altro, oltre a una carcassa di giraffa circondata da leoni e leonesse. Abbiamo scoperto che i leoni seppelliscono l’intestino per non attirare gli avvoltoi e una leonessa si è fermata all’ombra della nostra jeep.
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Notte al Mbuti Campsite
Abbiamo cenato cucinando in modo arrangiato con vista meravigliosa, e Marco ha avuto un incontro ravvicinato con una iena prima di salire in tenda. -
Savuti e Thobolo Campsite
Abbiamo attraversato la zona del Savuti vedendo altri leoni e ci siamo fermati al Thobolo Campsite, campeggio ecologico con una pozza dove gli animali venivano a bere.
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Chobe National Park e Kasane
Abbiamo proseguito verso nord fino al Chobe, facendo game drive lungo le rive del fiume che segna il confine con la Namibia, osservando elefanti, zebre, giraffe, ippopotami, impala e coccodrilli. Abbiamo fatto anche una crociera sul fiume al tramonto e dormito due notti al Kubu Lodge di Kasane.
Ripartenza verso sud
Abbiamo lasciato Kasane per l’Elephant Sands Lodge, zona arida al confine con il Makgadikgadi Pan. Qui gli elefanti arrivano a bere in una pozza artificiale vicino al lodge. Il giorno successivo abbiamo visitato il Makgadikgadi National Park, osservando la migrazione delle zebre e dormendo due notti al Boteti River Camp.
Abbiamo esplorato anche il Nxai Pan National Park, vedendo le suggestive saline e i baobab, e durante il ritorno abbiamo avuto un piccolo incidente con un'altra macchina sulle piste sabbiose, fortunatamente abbiamo fatto l' assicurazione completa per le jeep. Sono stati giorni particolari per le nostre macchine, il giorno prima Lucky aveva rotto un ammortizzatore e lo abbiamo aiutato a ripararlo con un meccanico locale. Comunque tutto si è risolto per il meglio senza grandi intoppi.
Kharma Rhino Sanctuary
Ultima tappa prima di Gaborone, al Kharma Rhino Sanctuary, riserva che tutela i rinoceronti che il primo presidente del Botswana ha voluto per salvaguardare questi animali a rischio estinzione. Qui abbiamo trascorso l’ultima notte in campeggio con Lucky, salutandoci con un BBQ in cui ci ha raccontato le sue storie, comprese le avventure di quando è stato attaccato da un coccodrillo.
L’ultimo giorno abbiamo attraversato Gaborone per pranzo e per gli ultimi acquisti di tessuti prima del rientro.
Dormire in tenda inBotswana: è sicuro?
Dormire in tenda in Botswana è sicuro se si rispetta l’ambiente e la fauna. Gli animali non temono l’uomo e non si arrampicano sopra le jeep, ma è fondamentale non lasciare nulla fuori durante la notte e accendere il fuoco. Serve adattarsi a essere spartani, ma l’esperienza ripaga con notti sotto stelle che sembrano più vicine che altrove e rumori di animali che fanno compagnia durante la notte.
Conclusione: lavorare i tessuti per raccontare il viaggio
Ora che siamo tornati, ci aspetta la parte più bella: lavorare in Atelier questi tessuti che raccontano il Botswana. Ogni taglio di stoffa, ogni cucitura diventerà non solo un pezzo unico da indossare, ma anche un piccolo ambasciatore di un mondo dove la fauna è rispettata, dove i paesaggi parlano con la loro immensità e dove il fatto a mano è ancora la regola.
Con le nostre creazioni, continueremo a portare avanti la storia di questi tessuti che salvano la pelle e raccontano una terra meravigliosa che ci ha insegnato il valore della lentezza, del rispetto e della sostenibilità.