GIAPPONE - Un particolare viaggio di nozze tra stoffe, cultura e amici
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Benvenuti in Giappone,
anzi no benvenuti in questo quaderno da viaggio Gulliver che come ogni quaderno da viaggio che si rispetti custodisce l’itinerario, le curiosità, le meraviglie e gli inconvenienti oltre ai biglietti, le cartoline i timbri e ogni cosa che non deve andare perduta di questo splendido viaggio!
Un viaggio di nozze condiviso con amici e DiManine alla ricerca di esperienze, ma anche di TESSUTI! Dopo averlo ripercorso ogni pagina del mio GULLIVER che non è potuto uscire dalla cover perchè avremmo rischiato un’esplosione, ecco di seguito cosa voglio raccontarvi.
Legenda colori articolo
Rosso: titoli delle giornate
Verde: luoghi geografici
Nero: racconto di viaggio/Itinerario
Blu: tutto ciò che riguarda i tessuti
Volete andarci in Giappone? Non ci andrete mai? Vi portiamo noi e vi ci abbiamo già portato durante il viaggio stesso. Molte di voi portano con sé, nelle creazioni che sono nate da quei tessuti ogni giorno un pezzetto di questo meraviglioso paese.
Anche in questo caso abbiamo fatto una cosa particolare, il viaggio di nozze lo abbiamo condiviso con 3 gruppi di viaggio: mia sorella, il ragazzo, la mia migliore amica e il compagno; il fratello di Marco e la ragazza, due amici.
Otto persone che si sono unite alla nostra avventura e che hanno, al loro ritorno, portato con loro chili di stoffe. E quando dico chili, non lo dico tanto per dire…
Prenotando il volo con booking.com, infatti, le valigie da stiva incluse nel viaggio sono spesso due e una è stata riempita di tessuti. Non solo la mia e quella di Marco, ma anche quelle dei nostri compagni di viaggio.
In 6 siamo arrivati a Tokyo il 23/07/2023 per un giorno di assaggio della città. Infatti siamo subito andati al grande incrocio di Shibuya, dove si respira subito la particolarità del Giappone e dove si trova la statua di Hachiko (il cagnolino della tipica razza giapponese che anche dopo la morte del padrone si recò ogni giorno alla stazione treni da cui lui scendeva di ritorno da lavoro, una di quelle storie strappalacrime che per me, super amante degli animali è difficile da raccontare).
Il giorno successivo abbiamo visitato Ginza (il quartiere delle grandi firme) e al Tsukiji market il famoso mercato del pesce dove fanno l' asta del tonno fresco, ma non è più aperto al pubblico quel mega mercato all’ingrosso che si vedeva nei filmati, bisogna candidarsi per un posto che viene sorteggiato tra tutte le richieste. Esiste però una nuova parte del mercato visitabile a tutti, ma comunque molto suggestiva.
In serata avevamo il volo interno da Tokyo Narita per Sapporo in Hokkaido.
Questa gigantesca isola nel nord del Giappone è famosa per le coltivazioni e per gli sport invernali. È visitata infatti da turisti giapponesi e non, sopratutto nel periodo invernale, per le sue meravigliose piste da sci.
In questa isola abbiamo preso una macchina a noleggio per poterci muovere liberamente nelle campagne.
Primo giorno in Hokkaido:
Prima tappa nella grande isola a nord del Giappone: Makomanai Takino Cemetery - un cimitero monumentale dove si trovano ricostruzioni in scala dei Moai dell’ Isola di Pasqua, Stonehenge, un Buddha gigante. Molto particolare e suggestivo.
Subito dopo abbiamo raggiunto Otaru, una cittadina con canali dove abbiamo pranzato e passeggiato. La chiamano la Venezia giapponese.
Già durante questo giorno abbiamo capito che l’Hokkaido è molto meno “giapponese” di quanto si creda: gli Ainu sono un popolo che si rifugiò in questa isola per motivi poco chiari, probabilmente provenivano dalla Polinesia. Questa terra è indispensabile al Giappone per le terre coltivabili di cui parlavamo prima, ma le differenze di abitudini del popolo che lo abita sono notevoli.
Ad Otaru ci siamo fatti prendere dalla vista di un’immensa spiaggia molto suggestiva e ci siamo fermati per un’aperitivo relax con dei ragazzi del posto. Dimenticate l’idea di stare sulla spiaggia che abbiamo noi! I Giapponesi non vanno in spiaggia e se ci vanno stanno vestiti! La pelle abbronzata non piace.
Secondo giorno in Hokkaido:
Partiti da Sapporo (cittadina punto di partenza per escursioni e sciate) ci siamo diretti verso la regione che circonda Furano, nella quale si concentrano coltivazioni di fiori e verdure.
Qui i panorami sono mozzafiato e l’azienda per eccellenza che coltiva lavanda è la Fattoria Tomita, molto turistica, ma vale la sosta.
Qui abbiamo assaporato il primo pranzo veramente “giappo”, ramen preparato sul momento da un “nonnino” nel suo ristorante la cui temperatura si aggirava intorno ai 600 gradi.
Per finire visita al “Blue Pond” un lago di un colore particolarissimo per il tipo di batteri che popolano le acque. In mezzo si trovano i resti di alberi che presto non ci saranno più. Questo luogo è stato uno dei salva schermo di Apple nel 2012
Li vicino si trova una zona di Onsen molto conosciuta dai giapponesi.
Quello dell’onsen è un rituale che viene fatto quasi come una doccia in Italia.
Ci si reca in queste strutture, ma spesso si ha anche casa, e ci si dedica al rito della pulizia del proprio corpo.
Terzo giorno in Hokkaido:
Abbiamo dedicato la giornata alla zona di Noboribetsu e Jigokudani (hell Valley) la valle dell’inferno
Si tratta della zona sulfurea dell’Hokkaido con risorgive, piccoli geyser, fiumi caldi…
Vale la pena una sosta in questi luoghi con alla fine piccolo trekking fino al fiume per il pediluvio… uno spasso!
La sera abbiamo raggiunto il nostro Ryokan, appartamento tipico. Molto simpatico perché era l’equivalente della casa di montagna, ma giapponese. Quindi tantissimi posti letto, ma letto a terra come la tradizione vuole.
Quarto giorno in Hokkaido:
La mattinata l’abbiamo spesa al Monte Usu con i suoi 584 scalini che portano ad un punto panoramico moto bello vista vulcano. Per andare e tornare dal parcheggio alla partenza del trekking c’è una seggiovia piuttosto breve.
Dopo pranzo abbiamo raggiunto il Lago Toya e abbiamo speso il pomeriggio all’ Onsen Manseikaku (una cosa favolosa!)
Questa terra così diversa dal caotico Giappone mi resta nel cuore! L’ultimo giorno intorno al lago, la tranquillità del posto e la bellezza dell’Onsen sono descrivibili solo in parte.
Dopo cena, fatta nella stessa struttura dell’Onsen, abbiamo assistito ai fuochi d’artificio sul lago.
Quinto e ultimo giorno in Hokkaido:
Un giorno di spostamenti, ma con alcune tappe prima di arrivare all’aeroporto.
Sul percorso ci siamo fermati al Lago Shikozu che è un posto molto bello, ma sopratutto è troppo bello capire il modo di fare campeggio dei giapponesi. Sulle sponde del fiume c’è un campeggio che è qualcosa di molto diverso da quello che immaginiamo noi… tutto è così ordinato anche in questa circostanza!
Prima di entrare in aeroporto pranzo molto tipico in un ristorante seduti per terra con gambe incrociate. Tempura e ramen.
In serata rientro a Tokyo
Primo vero giorno a Tokyo:
Una giornata in giro per la città guidati da Mariko (amica e collega della mia migliore amica Camilla) e da suo fratello e la moglie.
Abbiamo
Le nostre tappe:
- Palazzo e giardino dell’imperatore
- Stazione di Tokyo
- pranzo sushi
- galleria di negozi di alto livello KITTE
- Bus turistico in giro per la città
La zona di Raimbow Bridge (che abbiamo visto dal bus turistico) è molto bella e suggestiva. Visitare la città con locali ha sicuramente aiutato e anche il bus, visto il caldo proibitivo e la città molto grande.
Ultima tappa della giornata Akiarabara il quartiere dai manga (un luogo assurdo e allo stesso tempo particolarissimo)
Rientro nel nostro quartiere Shinjuku per un onsen in hotel e tutti a letto cotti a puntino!
Secondo giorno a Tokyo:
In questa giornata destinazione importante: Sensō-ji il complesso di templi a dir poco meraviglioso.
Qui abbiamo visitato, dopo colazione, l’intero complesso, dove le donne giapponesi noleggiano kimono per farsi servizi fotografici. L’atmosfera è fantastica. Nel quartiere si trova anche una zona di negozi e bancarelle dove i bei tessuti, kimono e altro sono ad ogni angolo.
Dopo pranzo ci siamo separati perché io e Marco avevamo una meta importante da raggiungere!!!
NIPPORI IL QUARTIERE DEI TESSUTI
Questo luogo è per me il paese dei balocchi, ci sono stata 2 volte in questo viaggio e non saranno le uniche nella mia vita, ve lo garantisco!!!
I quartieri di Tokyo sono in realtà vere e proprie città e ognuna produce un particolare tipo di prodotti. Con il tempo tutto è stato inglobato dalla metropoli.
Numero di ore trascorse qui? Non classificabili!
È proprio qui che è avvenuto il misfatto riguardo a quel valigione che, con non poche difficoltà, ho riempito di 23kg di tessuti.
Il giorno successivo avremmo lasciato Tokyo e non era pensabile portarsi la valigia in giro per altre 3 settimane, quindi, ho sfruttato il servizio bagagli che in Giappone è molto efficiente.
Mia sorella, la mia migliore amica e i rispettivi ragazzi sarebbero tornati in quel’Hotel di Tokyo (Apa Hotel, una catena valida in tutto il pese). Abbiamo quindi lasciato il “fardello” di tessuti nel deposito dell’Hotel e più in là leggerete il suo destino!
Una giornata a Kamakura
Arashio-beya Sumo stable è la palestra in cui si allenano gli aspiranti campioni di Sumo.
Per vedere gli allenamenti è necessario arrivare molto presto presso la palestra, dalla quale si può vedere attraverso il vetro, un po’ come se si allenassero in vetrina.
Prenotando con largo anticipo si può anche sedere su delle panche all’interno, ma forse basta vedere da fuori.
A fine allenamento gli atleti con mutandine escono per le foto e nei paraggi c’è un piccolo negozio di souvenir della loro associazione.
Seconda tappa della giornata Kamakura, un paese vicino Tokyo raggiungibile con il treno (biglietto incluso nel JRP).
La nostra visita si à svolta in compagnia della collega di Camilla che è originaria proprio di questo paese. Qui si trova la splendida Hokokujo Bamboo Forest una miniatura della foresta di bambù di Kyoto, molto poco frequentata e davvero suggestiva.
La principale attrattiva del posto è però il Budda gigante che abbiamo visitato dopo pranzo. (Si raggiunge comodamente dalla stazione con un bus).
È stato proprio a questo punto del viaggio che ci hanno raggiunti Ame e Leo per proseguire con noi l’avventura.
A questo punto in 8, la sera è stata dedicata all’organizzazione delle valigie di cui vi parlavo prima, alcune sarebbero state spedite a Kyoto (in Giappone c’è un ottimo servizio con un gatto nero come simbolo) altre sarebbero rimaste in Hotel a Tokyo in attesa del ritorno dei primi accompagnatori di viaggio che poi l’avrebbero portata in Italia, e infine zaino in spalla verso il Monte Fuji…
In viaggio verso il Fuji
Stamani treno da Shinjuku con destinazione Monte Fuji.
La line passa per zone montuose e quindi prevede treni che possono subire variazioni
e non sono comprese nel JRP (tutti questi possibili imprevisti e cambi orari per i giapponesi sono un cruccio e mai ve li sveleranno di buon grado).
Arrivati a Kawaguchiko, il paese snodo per arrivare al vulcano abbiamo preso una macchina a noleggio, ah no due! Avevamo appunto bisogno di una macchina 8 posti, ma quella che avevano riservato per noi non lo era, così dopo molte difficoltà comunicative ci hanno dato anche una giapponesissima scatoletta che avrebbe avuto bisogno dei pedali.
Fortunatamente sia Lorenzo che Marco avevano preso al patente internazionale e così hanno guidato loro.
Le comunicazioni in Giappone sono spesso complesse perché quasi nessuno parla inglese in modo comunicativo e quindi ti chiedono di parlare e parlano in un apparecchietto che poi traduce per scritto quello che sente.
Prima tappa in questa regione la favolosa Chureito Pagoda una delle viste del Fuji più famose. Noi abbiamo preso un acquazzone pazzesco, ma poi si è aperta una vista favolosa!
Pranzo sul lago Kawaguchi poco distante e infine destinazione Dot Glamping Fuji. Qui ci siamo riempiti gli occhi di Fuji e di bellezza. In questo glamping le camere sono davvero carine con vetrata dei bungalow vista vulcano, terrazza e piccola sauna e piscinetta.
Per la cena nel frigo ci hanno lasciato tutto l’occorrente per una giapponesissima grigliata. Stessa cosa per la colazione internazionale. Davvero un’esperienza fighissima.
Secondo giorno vista Fuji
Dopo la sveglia con vista favolosa abbiamo preso le macchine con destinazione Mishima SkyWalk perché avevamo regalato a Camilla per il suo compleanno la Skyline vista Fuji.
Dopo questa bella esperienza Lago Hakone per vedere i Torii sul lago (carino, ma un po’ turistico).
Lasciate le macchine, abbiamo preso il treno verso Kyoto e verso il nostro riokan.
Primo giorno a Kyoto
Buongiorno da Kyoto e dal mal di denti di Marco che è dovuto rimanere a casa mentre noi visitavamo il complesso di templi più famoso del giappone: Kiyomizu-dera
Questo posto è davvero favoloso e ogni angolo vale una foto. In questo luogo le giapponesi noleggiano kimono per farsi foto davanti ai templi. Un po’ come a Tokyo.
I viali famosissimi da cui si scende e sale ai templi sono Sannenzaka e Hokan-Ji.
Qui abbiamo mangiato in un ristorante il localissimo tofu nato proprio qui! I monaci buddisti infatti erano vegetariani e con la buonissima acqua che nasce nella sorgente limitrofa ai templi hanno inventato il tofu che non ha veramente niente a che fare con quelle tavolette che compriamo nei supermercati italiani.
Cena dopo il rientro a casa nel quartiere Gion nei tipici locali. Sono molto piccoli e nelle sere estive spesso affollati. Noi infatti ci siamo dovuti separare e non abbiamo potuto mangiare tutti nello stesso.
Secondo giorno a Kyoto
Sveglia all’alba ripagata dai Torii del Fushimi Inari. Ogni azienda giapponese fa installare un Torii con una dicitura che li rappresenta. Tutti insieme creano una bellissima passeggiata sulla montagna. Su ogni guida del Giappone si consiglia di recarsi qui all’alba per poter vedere il sentiero di Tori libero da persona. Vero! Ma fino ad un certo punto, perché il parco è davvero molto grande e superata la prima parte, in pochi si inerpicano fino alla cima della collina.
Verso le 10:00 abbiamo preso il treno per Nara dove abbiamo potuto vedere i famosissimi cerbiatti che mangiano dalle mani.
Sono ovunque sparsi per la città e sono anche la principale attrattiva di questa località. Il governo vende a prezzi stracciati biscottini per cerbiatti in delle bancarelle sparse per i parchi cittadini. Questo perché veniva dato loro di tutto facendoli stare male. In questo modo si cerca di preservare la specie.
Al ritorno a Kyoto i 4 compagni di viaggio: Camy, Lore, Irene e Leo, hanno fatto le valige per la partenza del giorno successivo.
Terzo giorno a Kyoto
Per questa mattina avevamo prenotato la Maikoya Kimono Tea Ceremony. In questa casa si assiste e si partecipa alla cerimonia del tè, ma prima si viene vestiti con kimono e accessori tipici. Le ragazze/ signore ti portano in una stanza ( uomini e donne divisi) dove ti fanno scegliere kimono e accessori e poi ti conducono nella sala della cerimonia.
Il tè è il tipico mâcha giapponese, ma la cosa più interessante è ovviamente la procedura per preparalo. Dopo il rito si viene condotti nel giardino giapponese per le foto e volendo è possibile tenere il kimono indossato fino alle 18:00 girando per la città.
Noi, visto il caldo e i tempi stretti, siamo solo usciti per una mezz’ora. I giapponesi sono molto premurosi e le ragazze della sala da tè ci hanno ricordato di bere molto mentre giravamo per la cittá in kimono.
Abbiamo poi pranzato e fatto qualche acquisto al Nishiki Market. Poi saluti ai primi 4 che se ne andavano.
Sono stati proprio loro a recuperare a Tokyo il valigione di stoffe che abbiamo lasciato lì in attesa del loro ritorno. Lore l’ha caricato in spalla e portato fino all’aeroporto per poi lasciarlo a mia madre che lo ha trasferito in atelier. 23kg di fantasie spaziali !!! E menomale che per 2 kg non abbiamo superato il peso massimo consentito (ovviamente non avevamo una bilancia per scoprirlo se non in aeroporto).
Intanto nel market di Kyoto ho trovato un simpatico negozietto di tessuti e non ho potuto resistere.
Alcune di voi avranno a casa una creazione DiManoMia con stoffa con ombrellini visti dall’alto con sfondo blu, o una con delle valigie (Ci abbiamo realizzato delle cover) ecco, proprio quelle sono alcune delle stoffe che proviengono da Kyoto!
Ultimo giorno a Kyoto
Questo ultimo giorni lo abbiamo potuto prendere con maggiore tranquillità e ci siamo divisi tornando a vedere i luoghi che maggiormente ci avevano interessato (i templi che Marco non aveva visto) . Ame e Leo sono andati alla foresta di bambù (noi l’avevamo vista a Kamakura) . Per concludere la giornata siamo tornati a Nishiki Market per comprare una nuova valigia. Del resto la nostra era in volo verso Roma con Lorenzo.
In serata treno per Osaka (arrivo alle 21:00)
Himeji
Osaka è una cittá moderna, senza una particolare identità, valida come punto di partenza per alcune mete come Himeji e Kobe.
Noi abbiamo dedicato la giornata al bellissimo castello di Himeji. Visitabile anche all’interno rende bene l’idea delle costruzioni completamente in legno tipiche giapponesi.
Grazie a Lollo che lavora a Londra in un famoso ristorante di carne( fratello di Marco) abbiamo poi visitato un’azienda e un allevamento di carne Kobe.
Il mio interesse verso l’argomento è davvero limitato, ma è stato invece molto interessante scoprire che i racconti sulla vita bucolica e meravigliosa di queste mucche, che ascolterebbero musica e verrebbero massaggiate è pura leggenda!
La particolarità di questa carne è dovuta semplicemente alla rigida selezione della razza e non al trattamento riservato ai singoli individui.
Era l’8 Agosto quindi il compleanno di Marco e, se pur molto tardi, a cena abbiamo fatto una degustazione in stile Teppanyaki di carne di Kobe.
Ripartenza da Osaka per Naoshima
Giornata di treni e traghetti con destinazione l’isola artistica di Naoshima
All’arrivo si trova subito la zucca rossa a pois di Yayoi Kusama.
Il pomeriggio dopo il viaggio e la presa di possesso dell’appartamento l’abbiamo passato in spiaggia. Un bel mare incontaminato e senza nessuno.
L’isola è davvero un luogo unico al mondo con pochissime persone e moltissime attrazioni artistiche, del resto è nata per questo!
Primo vero giorno a Naoshima
Dopo aver preso le bici a noleggio si parte verso il nord dell’isola dove si trovano istallazioni artistiche.
Proseguendo la pedalata (l’isola è piuttosto pianeggiante e si gira molto bene) si arriva alla Yellow Pumpkin la più famosa di questa serie di istallazioni.
Bagno e spiaggia nei pressi del Benesse House Museum e pomeriggio al Lee Ufan Museum, particolare, ma da vedere!
Secondo giorno a Naoshima
Stamani partenza presto e in bici verso il Museo Chichu dove l’illuminazione è fatta dalla luce naturale che filtra dalle finestre della particolare struttura.
Qui si trovano anche le ninfee Monet e questo museo vale davvero la visita dell’isola.
Dopo aver pranzato in un tipico ristorante al porto ripartenza con traghetto verso porto di Uno e poi treno verso Hiroshima.
Hiroshima
Hiroshima è una città moderna, molto bella, con un immenso parco verde, curatissimo come tutto in Giappone, se non se ne conosce il passato. Poi ci sono uno scheletro di edificio illuminato di notte e un museo che chiamano memoriale della pace.
Questo è un luogo che andrebbe visto una volta nella vita, in un periodo nel quale si è disposti alla riflessione e pronti ad affrontare immagini e racconti molto provanti.
Non volendo aggiungere altro vi racconto come abbiamo vissuto la città. La prima sera abbiamo passeggiato lungo il fiume ascoltando una parte di “Bomba atomica” il libro di Roberto Mercadini che avevamo letto prima di arrivare. Momenti che non si scordano. Hiroshima era completamente costruita in legno, è stata scelta Hiroshima e non Tokyo perché Tokyo era già distrutta da anni di “normali” bombardamenti.
Il giorno successivo abbiamo visitato il memoriale per la pace . Un luogo provante, ben strutturato, con un’imparziale ricostruzione dei fatti.
All’uscita abbiamo letteralmente preso una boccata d’aria dopo le ore passate dentro al museo nel parco centrale alla città e siamo poi tornati in hotel.
Ame e Leo hanno tentato di ripartire in serata, ma a questo punto del viaggio abbiamo capito che alcuni treni serali/notturni non sono inclusi nel JRP e i costi dei biglietti sono altissimi. Così i due sono tornati indietro, hanno prenotato una camera e sono ripartiti la mattina successiva usufruendo del JRP. Da Hiroshima e Tokyo ci sono diverse ore di Shinkansen (treno ad alta velocità).
Abbiamo cenato assieme e poi ci siamo salutati.
Hiroshima vive quotidianamente la sua modernità come una normale città giapponese, il tutto all’ombra della spettrale cupola e di quel meraviglioso parco al cui centro si trova il memoriale che ricorda la devastante distruzione della bomba atomica.
Secondo giorno a Hiroshima
La mattina ci siamo alzati con più calma del solito e dopo colazione abbiamo salutato anche Lorenzo ed Elena, ultimi accompagnatori di viaggio e poi visita al castello di Hiroshima.
All’ora di pranzo ci siamo avviati verso la stazione e poi aereo verso Okinawa. Il volo lo abbiamo preso all’aeroporto di Osaka, che si trova in mezzo al mare e il ponte per arrivarci è un progetto di Renzo Piano.
Primo giorno ad Okinawa
La prima notte su queste isole l’abbiamo passata in Hotel e il giorno successivo siamo andati a ritirare il nostro camper da Okinawa RV. Lo avevamo prenotato da casa e già sapevamo che era davvero un “Giappocamper”, piccolissimo e super organizzato.
Dopo il ritiro abbiamo fatto colazione al Bloom Coffee Okinawa dove abbiamo comprato del caffè che è stato il protagonista di ogni prima storia su Instagram durante il nostro soggiorno qui!
Facciamo il punto di come funziona l’arcipelago a sud del Giappone: si trova proprio sopra Taiwan ed è davvero a sud rispetto al Giappone isola. Qui si trova tutt’ora la base militare americana che per i giapponesi sembra essere motivo di vergogna. Il mantenimento di tale base è stato un accordo per il ritiro delle truppe dal paese a cui i giapponesi hanno dovuto cedere. Spesso sulle vostre teste passano aerei militari in queste isole.
La città di Naha, capitale dell’arcipelago è molto grande e americanizzata. Grandi palazzi e modernità. Uscendo dalla città domina la natura e il mare.
Preso il nostro camper e organizzate le cose dentro abbiamo messo in moto e abbiamo iniziato a viaggiare verso nord, iniziando a capire che: il mare, le coste e anche i campeggi non sono gettonati come in Italia. La tranquillità regna sovrana!
Ad un certo punto siamo arrivati all’ingresso di una sorta di campeggio dove un militare all’ingresso ci ha chiesto i passaporti americani… che ovviamente non avevamo! Ci ha così spiegato che alcune zone dell’isola sono riservate a loro, per la storia della base militare di cui parlavamo prima. Ci ha però consigliato Tovar’s Beach, poco distante.
Arrivati lì oltre ai servizi gratuiti come docce, lavandini ecc… abbiamo assistito ad un tramonto pazzesco e qui ci siamo fermati per la notte.
In spiaggia c'erano un paio di tende di pescatori e qualche macchina è arrivata in serata per pescare.
Secondo giorno a Okinawa
Il risveglio è stato anche lui, come il tramonto, favoloso e anche la mattinata trascorsa in quella splendida spiaggia.
Nel pomeriggio ci siamo diretti verso Yagaji beach camping che avevamo prenotato il giorno prima. Qui abbiamo capito che in campeggio si arriva entro le 17:00 e bisogna prenotare per non trovare chiuso anche prima di tale ora.
Da qui vi abbiamo mandato le Giappogift che continuavate ad acquistare per non restare senza il vostro pezzettino di tessuto giapponese.
Cena in camper vista mare!
Terzo giorno Okinawa
La mattina dopo un bagno in compagnia di granchietti, davanti al camper, abbiamo fatto un giro sul promontorio di Nago, cercando di capire meglio questa bella e strana isola.
Ci siamo poi imbattuti nella Solo Beach, spiaggia di un famosissimo hotel di lusso. Ci siamo fermati qui per pranzo e per una passeggiata. Era molto bella, ma purtroppo era nuvoloso.
Dopo una sosta al supermercato, dove abbiamo capito che qui sono pazzi per i fuochi d’artificio. Li fanno di continuo e li vendono ovunque come le figurine. Ne abbiamo comprato una confezione per sentirci un po’ locali, ovviamente dei meno pericolosi al mondo perché mi fanno paura.
Siamo poi tornati per la notte nel campeggio del giorno prima, ma stavolta con fuochi d’artificio e bbq. I primi erano talmente innocui che uno neanche si accendeva, così l’ho piazzato nel mio Gulliver!
Quarto giorno Okinawa - Zamami
Mattina presto partenza verso porto di Naha, dove abbiamo lasciato il camper e preso il traghetto con destinazione le isole Kerama, in particolare Zamami.
Ancor prima di arrivare sull’isola abbiamo capito di che paradiso si trattasse. Abbiamo raggiunto Ama Beach e ci siamo goduti una spiaggia e un mare mai visto. La cosa più bella è che questo paradiso non è battuto dal turismo e quindi è anche semi deserto.
Di ritorno sull’isola di Okinawa abbiamo visitato il quartiere delle ceramiche Tsuboya Yachimum Street dove ovviamente abbiamo preso delle tazze bellissime.
Per la notte abbiamo raggiunto un’area sosta camper sul mare a sud della città di Naha.
Zamami si ripete
Il mare di Zamami non ci aveva stancato e così di nuovo traghetto ed ecco un’altra giornata sull’isola.
Stavolta però avevamo prenotato un’immersione con Mika una ragazza che ci ha permesso di vedere un mondo favoloso e sottomarino.
Al ritorno siamo tornati alla piazzola sosta del giorno prima per trascorrere qui l’ultima notte in camper.
Rientro a Tokyo
La mattina seguente abbiamo fatto rifornimento al camper, preparato le valigie, lottato con un ragno gigante che alloggiava in camper e che si è fatto vivo mentre guidavamo verso la riconsegna… marco è schizzato fuori dal camper come una cavalletta, fermandosi sul fianco della strada e io che ero dietro non riuscivo ad uscire perché ero chiusa dentro.
Il volo per Tokyo era in ritardo e questa era una cosa pessima perché la meta da raggiungere prima delle 18:00 era Nippori. Potevo forse evitare una nuova visita al quartiere di tessuti, un ultimo rifornimento e un’altra valigia da riempire di tessuti? No non potevo e anche voi siete d’accordo.
Ci siamo fortunatamente riusciti, avevamo prenotato il nostro ultimo Apa hotel proprio in questo quartiere. All’arrivo Marco ha erroneamente deciso di farmi andare da sola in giro per i negozi di tessuti ed è andato in hotel, ma poi l’ho dovuto chiamare perché lo svaligiamento eccessivo mi impediva di riportare i tessuti in solitaria fino all’hotel.
In serata abbiamo fatto una lunga passeggiata per un saluto alla città che di notte è ancora più bella. Passando dalla Tokyo skytree e dal tempio Sensō-ji che vi consiglio moltissimo di vederlo anche di sera, senza turisti e ben illuminato trasmette tutta la sua pace.
Il giorno seguente, nonostante la sveglia non sia suonata siamo riusciti a prendere il volo, che aveva anche 3h di ritardo e tornare a Roma.
Un mese in un paese che resterà per sempre nei nostri cuori, che ha riempito la nostra mente di ricordi e il nostro atelier di stoffe meravigliose. Un paese che ha riempito i vostri armadi di tessuti di una qualità favolosa unita a fantasie uniche.
Ringraziamenti:
Inutile dire che tutto ciò non sarebbe stato possibile raccontarlo se non avendo scritto ogni sera il mio GULLIVER accuratamente e con la premura di attaccare ogni bigliettino raccolto in giornata.
Inutile anche dire che la vostra partecipazione ai miei racconti è linfa vitale! Che mi spinge ogni volta a raccontarvi il più possibile perché senza di voi non sarebbe lo stesso. Quindi grazie al mio GULLIVER che rischia l’esplosione!
Grazie anche e sopratutto a Marco! che da questo viaggio in poi sarà mio marito e non più il mio compagno, ma che rimane il mio compagno di avventure e di “follie tessili”.
Grazie, grazie, grazie a quei 6 compagni di viaggio che ci hanno sopportato e assistito anche nel viaggio di nozze!
Grazie alle colleghe che intanto impazzivano in negozio e in atelier nel riassortire e sistemare tutto secondo le mie richieste, provenienti dall’altro capo del mondo…
Tutti i prodotti creati con fantasie comprate da noi all'estero sono contrassegnati dalla bandierina del paese di provenienza
1 commento
Bellissimo racconto, un’emozione unica ad ogni riga. Un bel viaggio con tanti spunti da riprendere nel caso andassi un giorno in Giappone, quasi una magia poter vivere questa avventura con voi anche se solo con l’immaginazione. La cosa che mi piace è la scrittura semplice ma coinvolgente che lascia davvero sognare e scoprire un luogo e una cultura così distante dalla nostra. Alla fine con questi racconti anche noi “dimanine” possiamo viaggiare. Grazie e al prossimo racconto :)